CRACO, incubatrice di arte, sogni e sensazioni, che riposano silenti tra i suoi ruderi

Siamo a mezza strada tra i monti e il mare, tra il profilo di dolci colline che aprono la via all’Appennino Lucano, nella parte centro occidentale del capoluogo di provincia. È qui, tra i profondi solchi scavati in un terreno cretoso dalla discesa a valle delle acque piovane che aleggia la città fantasma.

Le sue colline furono dapprima riparo dei coloni greci, i quali vi si rifugiarono per sottrarsi alla malaria che imperversava nelle valli sottostanti; poi insediamento bizantino. Sede di una universitas nel 1276; l’espansione; la cessazione della feudalità e poi ancora i moti rivoluzionari e il brigantaggio. Dagli anni Sessanta a prevalere è solo il silenzio dei luoghi abbandonati. Una frana e poi il terremoto del’80 sembrano porre su Craco un perenne velo di polvere.

Ma il suo centro storico, un luogo a tratti spettrale, dall’inconfondibile e non replicabile fascino, lo rende, pian piano, non solo meta turistica, ma anche ambito set cinematografico. Craco è oggi una vera e propria incubatrice di arte, sogni e sensazioni, che riposano silenti tra i suoi ruderi e il cielo azzurro che lo domina.

SIMONA PELLEGRINI