ALIANO, Levi, la luna e i calanchi
«[…] rimasi quasi accecato dall’improvviso bagliore abbagliante. Sotto di me c’era il burrone; davanti, senza che nulla si frapponesse allo sguardo, l’infinita distesa delle argille aride, senza un segno di vita umana, ondulanti nel sole a perdita d’occhio, fin dove, lontanissime, parevano sciogliersi nel cielo bianco».
Calanchi che sembrano luna e, ancora, argilla. Questa Aliano nelle parole e nello sguardo di Carlo Levi. Da una parte suggestione e tradizioni, il borgo delle case con gli occhi, per spaventare il Male e allontanarlo dagli abitanti. Dall’altra un Sud che costruisce storie nuove: tensioni civili e artistiche nel Parco Letterario intitolato allo scrittore torinese, e il festival de La Luna e i Calanchi, nuovo fermento in quella che fu la Lucania arcaica dei contadini di Levi.
SIMONA PELLEGRINI